Anomalo aumento di peso in bambini sopravvissuti a tumore cerebrale

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 22 febbraio 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Come abbiamo ricordato nelle “Notule” del 25 gennaio scorso, La Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life Italia” ha indicato il 2020 quale Anno della Sensibilizzazione, dell’Informazione e della Conoscenza dei Tumori Cerebrali Infantili, allo scopo di ottenere maggiori finanziamenti per la ricerca, maggiore attenzione diagnostica e migliori trattamenti, per ridurre la mortalità dei bambini ancora tragicamente elevata per questa causa. Sappiamo che i tumori primari del sistema nervoso centrale in età pediatrica sono al secondo posto per malignità dopo le leucemie, e che i tipi di neoplasia più frequenti sono i gliomi, i craniofaringiomi (tumori della tasca di Rathke), i tumori embrionali, inclusi tumori neuroectodermici primitivi e lo stesso medulloblastoma.

Il problema principale sul quale vogliamo attrarre l’attenzione dei clinici è quello della diagnosi precoce, che in molti casi può determinare una prognosi estremamente favorevole. Gli errori e le omissioni nell’identificazione del tipo istologico e citologico della neoplasia costituiscono ancora una gravissima responsabilità nei confronti del bambino affetto da tumore cerebrale. Pertanto, la diagnosi precoce è di capitale importanza, ma ancora più importante è che sia corredata di una precisa definizione della tipologia cellulare e tessutale per la pianificazione del trattamento.

Un altro aspetto rilevante è la mancata conoscenza di aspetti clinici importanti da considerare per una gestione ottimale dei bambini. A questo riguardo, Ann H. Johnson e colleghi ci segnalano l’importanza dello studio dell’anormale aumento di peso e dei suoi correlati nei bambini che sono sopravvissuti dopo una diagnosi di tumore cerebrale.

(Johnson A. H., et al. Abnormal Weight Gain with Fatigue and Stress in Early Survivorship After Childhood Brain Tumor Diagnosis. Journal for Specialists in Pediatric Nursing – Epub ahead of print doi: 10.1111/jspn.12288, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Harris College of Nursing and Health Sciences, Texas Christian University, Fort Worth, Texas (USA); University of Alabama at Birmingham, School of Nursing, Birmingham, Alabama (USA).

La diagnosi e il trattamento di bambini affetti da neoplasie cerebrali si accompagnano a varie sequele, tra cui l’anomalo aumento di peso. Questo sintomo è in genere raggruppato con affaticamento ed accresciuto rischio cardiovascolare. Le linee guida del Children’s Oncology Group raccomandano una sorveglianza con rilievo annuale dell’indice di massa corporea (BMI) e la valutazione delle comorbilità cardio-metaboliche, ma non è stata sollecitata l’esecuzione di screening dettagliati, individualizzati e precoci nei sopravvissuti.

Ann H. Johnson e colleghi hanno valutato un campione di 21 bambini che avevano ricevuto chemioterapia, terapia radiante e trattamento chirurgico per differenti tipi di tumore cerebrale. L’indice BMI nelle categorie “obeso” e “sovrappeso” eccedeva i campioni normativi del 38% o oltre l’85esimo percentile. Sono state riscontrate relazioni clinicamente significative di affaticamento e stress col peso, con la localizzazione del tumore, con il trattamento radiante del cranio, con la chemioterapia e la ricorrenza.

L’insieme dei dati ottenuti indicano che l’indagine sull’anormale aumento di peso e i fattori clinici connessi, quali l’affaticamento, dovrebbe essere eseguita precocemente, subito dopo il completamento del primo trattamento, perché in tal modo si può immediatamente procedere in funzione della promozione dello stato fisiologico e la prevenzione delle patologie correlate. La misura dell’adiposità, secondo Johnson e colleghi dovrebbe essere impiegata sia in clinica che nelle future ricerche per migliorare la valutazione del rischio cardiometabolico.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-22 febbraio 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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